Il giorno 22 di marzo alle ore 19.30, l’Orchestra
della Compagnia degli Artisti di Ottocento Napoletano terrà presso la Basilica
di Santa Maria della Natività e di San Ciro un gran concerto aperto alla
cittadinanza nel quale verrà eseguito il celebre Stabat Mater di Giovan
Battista Pergolesi. In vista di questo evento vogliamo in questi giorni dare
qualche notizia sull' opera del grande compositore appartenente alla celebre Scuola
napoletana del Settecento.
Lo Stabat Mater è sicuramente l’opera più
conosciuta di Giovan Battista Pergolesi, da lui completata lo stesso anno della
sua morte, avvenuta nel 1736 ad appena 26 anni di età a causa della
tubercolosi. La storia narrataci dal Villarosa narra che il giovane morì nel
momento stesso in cui completò questo suo capolavoro, dopo aver siglato in
calce il suo Finis Laus Deo un ringraziamento a Dio per avergli concesso la grazia di finire il suo lavoro, che qui assume anche il valore di suggello alla sua esistenza terrena
L’opera
fu commissionata dall’Arciconfraternita napoletana dei Cavalieri della Vergine
dei Dolori di San Luigi a Palazzo per i sacri uffici della Settimana Santa.
Quest’opera sarebbe andata a sostituire la precedente di Alessandro Scarlatti composta
nel 1724 e fino ad allora in uso.
La
composizione è scritta nella tonalità in do minore per un organico composto da
soprano e contralto accompagnati da orchestra d'archi e basso continuo. Le parti vocali,
così come avviene nella precedente opera di Scarlatti, alternano duetti, nelle
quali cantano entrambe le voci , con arie per solo soprano e solo contralto. A
differenza dell’illustre predecessore, Pergolesi crea un’opera più compatta che
consta di soli 12 brani a differenza dei 18 del predecessore.
Quest’opera
è caratterizzata da quella solennità che
viene conferita alla musica solo dalla verità dei sentimenti in essa espressi,
pure mediante la semplicità e la pulizia della forma che salta subito agli
occhi sin dalla prima pagina del manoscritto. Questa caratteristica fu ben
sottolineata dal grande storico della musica Charles Burney che definì la
musica di Pergolesi, per la sua chiarezza, semplicità, precisione ed esattezza,
al di sopra di quella di tutti i suoi predecessori e dei suoi contemporanei.
In merito
all’ autografo si può facilmente notare la poca cura con cui il compositore
quasi scarabocchiò le note sulla partitura, il che va ad avvalorare la leggenda
secondo completò il lavoro durante i suoi ultimi giorni di vita. La grafia incerta
e tremolante fa supporre che il compositore fosse allo stremo, così come la
parte quasi solo abbozzata destinata alle viole oltre ad alcuni errori dettati
dalla fretta.
Molta
fu la fortuna di quest’opera in particolar modo all’estero. Johann Sebastian
Bach riprese dieci dei dodici pezzi scritti per lo Stabat Mater e lo adattò al
testo tedesco del salmo Tilge, Höchster,
meine Sünden, che corrisponde nel mondo cattolico al celebre Miserere. Ma non solo musicisti presero a piene mani ad
questa magnifica composizione. L’opera lasciò il segno non solo nell’anima dei musicisti, ma anche
in quella di scrittori quali Stendhal e J.J. Rousseau che definì il primo duetto dello Stabat
Mater, come “il più perfetto e toccante duetto mai uscito dalla penna di un
compositore.”
Ecco i
brani di cui si compone l’opera
Duetto "Stabat Mater
dolorosa"
Aria per soprano
"Cuius animam gementem"
Duetto "O quam tristis
et afflicta"
Aria per contralto
"Quae moerebat et dolebat"
Duetto "Quis est homo,
qui non fleret"
Aria per soprano
"Vidit suum dulcem natum"
Aria per contralto
"Eja, Mater, fons amoris"
Duetto
"Fac, ut ardeat
cor meum"
Duetto "Sancta Mater,
istud agas"
Aria per contralto
"Fac, ut portem Christi mortem"
Duetto "Inflammatus et
accensus"
Duetto "Quando corpus
morietur"
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